Storia del Dipartimento di Psicologia Generale

 

L'attuale Dipartimento di Psicologia Generale nasce dal vecchio Istituto di Psicologia.

I prodromi dell'Istituto di Psicologia dell'Università di Padova risalgono al 1882, quando Roberto Ardigò, il massimo esponente del positivismo italiano, viene chiamato ad insegnare Storia della Filosofia nella medesima Università, e propone l'istituzione di cattedre di psicologia sperimentale.

In quell'occasione, Ardigò ottiene dal ministro Baccelli il finanziamento necessario per acquistare dalla ditta Zimmermann di Lipsia (capitale internazionale della nascente psicologia sperimentale, sotto l'impulso di Wilhelm Wundt) alcuni strumenti da laboratorio psicologico. Questi strumenti, che ancora oggi sono conservati, verranno però utilizzati solo quarant'anni dopo da Vittorio Benussi.

Questa iniziale impronta ardigoiana caratterizzerà l'orientamento futuro dell'Istituto: esso rimarrà votato soprattutto alla ricerca sperimentale, all'insegna di una concezione rigorosamente naturalistica della scienza, che sarà sempre il suo vanto ma anche il motivo di un suo lungo isolamento nel contesto generale della cultura italiana, fortemente connotata in senso idealistico e anti-naturalistico negli anni fra l'inizio del 1900 e la fine della seconda guerra mondiale.

La vera storia dell'Istituto comincia con Vittorio Benussi (1878-1927).

Triestino, e pertanto cittadino dell'impero austro-ungarico, Benussi studia a Graz con Alessio Meinong, caposcuola di una corrente psicofenomenologica che precede nel tempo la psicologia della Gestalt e che da essa poi dissentirà, e fino al 1918 dirige di fatto il laboratorio psicologico del Meinong stesso, distinguendosi con importanti ricerche sperimentali sulla "forma" e sul "tempo". Finita la guerra, Benussi opta per l'Italia, e con l'aiuto dell'influente accademico romano Sante De Sanctis e del corpo docente patavino (Marchesini, Troilo, Lazzarini e altri), ben consapevoli della sua fama internazionale, viene nominato senza concorso, per meriti eccezionali, professore ordinario di psicologia sperimentale nell'Università di Padova.

In questa città, dal 1919 fino al 1927, anno della sua immatura scomparsa, egli svolge una intensa attività di ricerca sperimentale, che fa di lui, senza ombra di dubbio, il miglior rappresentante della psicologia italiana di quegli anni.

Sebbene, forse a causa del suo difficile stile espositivo, egli non sia anche oggi molto conosciuto al di fuori della ristretta cerchia degli specialisti, Benussi è stato considerato dagli storici della psicologia (primo fra tutti E. G. Boring, che lo cita più volte nella sua classica A History of Experimental Psychology del 1929 e 1950) come uno dei più originali e inventivi psicologi sperimentalisti mai esistiti.

E appunto lo sperimentalismo è l'eredità che egli lascia alla psicologia italiana in generale, e all'Istituto di Padova in particolare. Uno sperimentalismo rigoroso e al tempo stesso moderno, perché sostituisce all'ormai stanco elementismo wundtiano quei criteri di analisi fenomenologica che tanta fortuna avranno nella successiva psicologia sperimentale, soprattutto ad opera dei gestaltisti Wertheimer, Koffka e Köhler. E questi grandi della psicologia internazionale faranno largo uso delle scoperte di Benussi nel campo della percezione visiva, e intratterranno con lui un costante rapporto anche epistolare.

In confronto alle altre figure-chiave della psicologia italiana dell'epoca, come Giulio Cesare Ferrari e Agostino Gemelli, Benussi è tutt'altro che un promotore o un organizzatore, e d'altronde non può esserlo, sia per la natura delle sue ricerche, molto specialistiche e non facilmente divulgabili, sia per la sua forma mentis mittleuropea, scarsamente conciliabile con alcuni aspetti (soprattutto quelli retorici) della cultura italiana di quegli anni. Ma quanto egli perde in estensione guadagna in profondità, e le sue ricerche sulla percezione, sui processi intellettivi e sulla psicologia della testimonianza costituiscono un rincuorante punto fermo nel non ricco panorama scientifico della psicologia italiana, e un modello di metodologia sperimentale.

Un contributo scientifico originale di Benussi è riassunto nel suo volume La Suggestione e l'Ipnosi come Mezzi di Analisi Psichica Reale(1925), in cui per la prima volta nella storia della psicologia mondiale la suggestione e l'ipnosi vengono considerate non già come procedimenti clinico-terapeutici -secondo la linea che parte da Mesmer e passa per Charcot- bensì come strumenti atti a scomporre, onde meglio studiarli, i complessi processi del pensiero cosciente.

In quegli anni l'Istituto di Psicologia di Padova è una piccolissima realtà accademica, con pochi frequentatori e con scarsissimi mezzi economici. Gli allievi patavini di Benussi sono soprattutto Cesare Musatti e Silvia De Marchi, la prima figura femminile nella storia della psicologia italiana.

Succeduto nel 1927 a Benussi nella direzione dell'Istituto, Cesare Musatti (1897-1989) riprende fedelmente e sviluppa in modo originale, insieme alla De Marchi, le tre direttrici sperimentali dell'ultimo Benussi, cioè la psicologia della percezione, la psicologia della testimonianza e lo studio della suggestione e dell'ipnosi. Sviluppando la prima direttrice, Musatti si avvicina notevolmente -pur senza mai sposarli del tutto- ai criteri interpretativi della psicologia della Gestalt, che da lui viene per la prima volta introdotta in Italia verso la fine degli anni '20, con contributi teorico-sistematici e con ricerche sperimentali. Sviluppando la seconda direttrice, egli pubblica nel 1931 il classico Elementi di Psicologia della Testimonianza, che reca la prefazione del celebre penalista Francesco Carnelutti. Infine, sviluppando la terza direttrice benussiana, Musatti sfocia direttamente nella psicoanalisi freudiana, di cui diventa uno dei primi e più autorevoli rappresentanti italiani.

Ma oltre a sviluppare e ad approfondire le indicazioni benussiane, Musatti, che è stato anche allievo del filosofo ed epistemologo Antonio Aliotta, fornisce alla psicologia italiana un originale contributo di carattere epistemologico, soprattutto mediante la pubblicazione, nel 1926, del volume Analisi del Concetto di Realtà Empirica, precorritore non fortunato -data la mancanza di diffusione della lingua italiana nella comunità scientifica- di alcune tematiche fondamentali della successiva psicologia internazionale.

Così Musatti, nell'ambito della psicologia non soltanto italiana, costituisce un raro esempio di pari approfondimento, da parte di un unico ricercatore, di tre settori -epistemologia, psicologia sperimentale, psicoanalisi- reciprocamente ben differenziati.

Inoltre, grazie all'opera di Musatti e dei suoi pochi collaboratori ed allievi, l'Istituto patavino di Psicologia comincia ad occupare un posto di rilievo nell'ambito della psicologia italiana e della stessa psicologia internazionale, soprattutto nell'area della ricerca sperimentale sulla percezione.

Allontanato nel 1938, per ragioni politiche, dall'insegnamento universitario, e rientratovi nel 1947, nell'Università statale di Milano, vincendo la prima cattedra di psicologia bandita nel dopoguerra, Musatti forma degli allievi sia nel campo della psicoanalisi come nel campo della psicologia sperimentale.

Fra questi ultimi spiccano i nomi di Fabio Metelli (che è stato con Musatti fin dal 1929) e di Gaetano Kanizsa. L'elevato livello di specializzazione scientifica -cosa abbastanza rara nel panorama psicologico italiano dell'epoca- da essi ragggiunto e partecipato ad altri ricercatori, nell'ambito degli Istituti di psicologia di Padova e di Trieste, è alla base del buon nome di cui la percettologia italiana continua a godere in campo internazionale.

Fabio MetelliNel 1940 Fabio Metelli(1907-1987) succede a Musatti nella direzione dell'Istituto, e si stabilisce definitivamente a Padova a partire dal 1954. Sebbene inizialmente interessato alla psicoanalisi, Metelli, continuando la tradizione musattiana e benussiana, compie ricerche nell'ambito della psicologia della testimonianza, in particolare sull'errore mnestico e testimoniale, e scopre il valore interpretativo della psicologia della Gestalt.

Il campo di ricerca da lui preferito diventa allora quello della psicologia della percezione, cui contribuisce in un lungo corso di anni con pregevoli ricerche sperimentali sulla percezione visiva del movimento, sull'organizzazione figura-sfondo, sull'identità fenomenica, sulla percezione della causalità, sulla percezione della trasparenza.

In quest'ultimo settore specifico di ricerca, la percezione della trasparenza, Metelli fornisce alcuni contributi originali di notevole valore scientifico, e viene riconosciuto come uno specialista di livello internazionale, ottenendo, quasi unico fra gli italiani dell'epoca, l'onore della pubblicazione del suo lavoro principale (appunto sulla trasparenza) nella prestigiosa rivista "Scientific American" (1974).

Ma Metelli è anche sensibile alle esigenze della psicologia applicata, e vuole contribuire ad essa con lo stesso rigore con cui ha condotto le ricerche sulla percezione, per impedire che un campo così attraente venga invaso dal dilettantismo e dalla faciloneria. A questo scopo, egli avvia un corso di Psicotecnica e orientamento professionale, e nel 1962 riesce a far varare dall'Università di Padova una Scuola di specializzazione in Psicologia. Da questa Scuola usciranno molti fra gli attuali docenti della Facoltà di Psicologia dell'Università di Padova.

Nel 1971, dopo un non breve e non semplice lavoro di preparazione e concertazione, Metelli e il suo collega Ernesto Valentini dell'Università di Roma riescono a varare i primi due Corsi di Laurea in Psicologia in Italia, con le rispettive sedi a Padova e a Roma.

Metelli scompare nel 1987, lasciando il ricordo di un Maestro, oltre a quello di uno scienziato di valore, in tutti coloro che lo hanno conosciuto. Si può pertanto dire che egli ha ben continuato l'impegnativa tradizione di Benussi e di Musatti.

Erede dell'Istituto, dal 1984 il Dipartimento di Psicologia Generale porta avanti la ricerca nei settori della percezione, del comportamento animale, dei processi cognitivi e della psicolinguistica, della psicofisiologia e neuropsicologia, della psicologia sociale e della psicologia clinica.