Percezioni, conoscenze, paure e difficoltà per l’espressione di volontà alla donazione degli organi post-mortem da parte della popolazione italiana.

Sabrina Cipolletta e Centro Nazionale Trapianti

La recente notizia del primo trapianto al mondo di cuore fermo da venti minuti eseguito a Padova sta alimentando la speranza che il numero di trapianti in Italia possa aumentare. Tuttavia perché ciò avvenga è necessario che la persona esprima la propria volontà di donare l’organo finché è in vita.

Secondo i dati del Sistema Informativo Trapianti (2022) la percentuale di chi ha espresso la propria volontà sulla donazione è solo del 55,3% e 8.022 pazienti sono ancora in attesa di trapianto.

A dispetto di un atteggiamento generalmente positivo rispetto alla donazione di organi post-mortem il numero delle espressioni di volontà è ancora troppo basso. Cosa succede tra il dire e il fare?

Da questa domanda è partita la ricerca condotta dalla Prof.ssa Sabrina Cipolletta del Dipartimento di Psicologia Generale dell’Università di Padova e promossa dal Centro Nazionale Trapianti. Si tratta di un importante studio su tutto il territorio nazionale per comprendere le percezioni, conoscenze, paure e difficoltà per l’espressione di volontà alla donazione degli organi post-mortem da parte della popolazione italiana. E’ il primo studio a livello nazionale e internazionale a coinvolgere un numero così imponente di partecipanti (353) che hanno preso parte a 38 gruppi di discussione (focus group) e che rappresentano fasce diverse della popolazione e diversi ruoli professionali: professionisti socio-sanitari che lavorano in reparti d’urgenza e di lungo degenza o sul territorio, dipendenti dell’ufficio anagrafe e opinion leaders.

Lo studio ha permesso di individuare le maggiori resistenze alla donazione ma anche i facilitatori di essa e di suggerire strategie per favorire l’espressione di volontà.